Riflessioni quaresimali

Riflessioni nel tempo quaresimale (a cura di don Carlo Colombo)

 

Per la quaresima

 

Carità universale

 

Nel panorama che abbiamo scoperto, leggendo i nostri meccanismi psichici fondamentali, pos­siamo ammirare una caratteristica della spiritualità di Rosmini: la carità universale. Propongo solo delle brevi note, per non essere troppo lungo e per lasciare a voi lo spazio per una ricerca su questo argo­mento. L'amore esige la nostra libertà per essere universale. È un corollario di ciò che abbiamo detto sopra. Quando una giusta coscienza della nostra identità ci porta ad essere liberi da tutti i fantasmi e da tutte le angosce di insicurezza, allora sapremo accostarci agli altri senza strumentalizzarli, per cui, il nostro sarà un atteggiamento di dono gratuito: ecco la carità universale che non esclude nessuno e nessuna circostanza che ci venga presentata dalla Provvidenza di Dio. È bene ricordare che solo l'a­dulto può amare senza legarsi. Quando un giovane e una ragazza sono capaci di dimenticarsi di sé per il bene degli altri, allora sono un uomo e una donna. Prima di ciò sono psichicamente ancora adolescenti o addirittura bambini. Di conseguenza la castità è educazione e allenamento a superare ogni menta­lità di tipo proprietario e padronale nei confronti della propria e dell'altrui persona. Si oppone fonda­mentalmente a quella mentalità utilitaristica e narcisistica che tende a usare e abusare di ogni cosa quasi fossimo arbitri supremi di noi stessi, del nostro corpo e delle nostre pulsioni, come pure delle persone e del mondo circostante. In questo contesto la castità ci aiuta a capire la nostra relatività e ci porta ad usare nella sua reale dimensione il meccanismo psichico fondamentale dell'affettività. Possiamo ancora una volta constatare il concatenamento dei meccanismi psichici e quindi anche dei nostri atteggiamenti. La po­vertà è la via alla castità per condurre alla carità universale. La povertà infatti è la liturgia del superamento delle nostre insicurezze, per cui non abbiamo bisogno di attaccarci a nulla; da qui la vera libertà che si esprime con la castità. In questo contesto possiamo farci dono gratuito al prossimo per mezzo della carità materiale, della carità culturale e della carità spirituale. Antonio Rosmini in questa triade esprime tutti gli aspetti della carità, per questo viene detta universale; nello stesso tempo ci dà un ordine progressivo della carità che dal materiale va allo spirituale. Ciascuno, secondo i doni che Dio gli ha dato, si rende disponibile a quella carità che gli è più congeniale per l’utilità comune e per la propria perfezione. La guida alla disponibilità non sono i nostri gusti, ma la volontà del Padre, che ci viene espressa attraverso le celebrazioni liturgiche. Perché possiamo essere veramente carità nel campo che ci è indicato dalla volontà del Padre, dobbiamo aprirci alla verità di Cristo per mezzo della meditazione della sua parola, lui infatti è la vera cultura che non solo riempie la testa di nozioni, ma anche la vita. Qui comprendiamo la necessità di un continuo dialogo con lo Spirito santo, che ci porti ad attuare le verità conosciute ed amate; sarà infatti lo Spirito che ci fa passare dalla dimensione estetica alla dimensione etica. Dopo che ciascuno di noi ha sperimentato i tre gradi della carità universale e ne ha conosciuto la strada, è pronto ad essere testimone presso tutti gli uomini.

Solo quando la castità non è frutto di inibizione, è segno che siamo adulti e ci dà la capacità di quell'a­pertura, di quella elasticità che ci rende disponibili per il Regno, come afferma Gesù stesso. Davanti ai nostri occhi si profila la figura di Maria di Nazareth, colei che è Vergine e Madre, che si affida alla po­tenza di Dio che la chiama a collaborare alla salvezza dando la vita al Cristo, benché lei non conosca uomo. Non possiamo passare sotto silenzio questo fatto in quanto è in totale contraddizione con la no­stra cultura razional-illuminista. Questa cultura ci dice che noi siamo ampi tanto quanto siamo grandi, per cui solo il super-uomo può raggiungere i confini dell'universo. Noi invece nella nostra riflessione siamo arrivati a concludere che quanto so accettare e vivere la mia relatività, tanto so aprire il mio es­sere all'universalità e questo nella via della castità, che mi rende capace di farmi dono gratuito, in quanto non ho bisogno di cercare le mie sicurezze in un legame che rende schiavo me e l’altro. Solo quando la nostra affettività arriva ad essere adulta e viene inserita nella liturgia di Dio per mezzo delle nostre celebrazioni liturgiche, noi saremo capaci di farci dono gratuito, cioè carità, come risposta alle concrete esigenze di coloro che con noi condividono lo spazio-tempo.

Per comprendere meglio il senso della carità universale sarà utile meditare sullo stretto legame tra le virtù teologali e i consigli evangelici. Potremmo dire che la carità universale è il punto di arrivo di quel cammino che è iniziato col Battesimo e ci ha portati alla perfetta maturità con la forza delle Persone della santissima Trinità che sono in noi per le virtù teologali e ci aprono a vivere i consigli evangelici. (Ecco l’uomo – 5 l’affettività).