UNO STILE SINODALE - Traccia per una Riflessione al Ritiro degli Operatori Pastorali

Ritiro degli operatori pastorali della Comunità Pastorale

UNO STILE SINODALE

Una traccia per la riflessione a cura di don Alberto Cozzi

La parola dell’arcivescovo

«Il tema teologico, pastorale, antropologico, poetico e procedurale della sinodalità è la sfida che vogliamo raccogliere. .. La sinodalità, infatti, è opera dello Spirito che dei molti fa una cosa sola. Ci si deve però domandare: quale docilità allo Spirito, quali attitudini virtuose, quali esercizi ascetici rendono praticabile l’esercizio della sinodalità a uomini e donne tentati da individualismo, protagonismo, inerzia, rassegnazione, mutismo, confusione? Insomma si deve raccogliere un richiamo alla conversione»
(M. DELPINI, “Vieni, Ti mostrerò la Sposa dell’Agnello”, p. 15-16).

Una sfida epocale

Diversamente da quanto suggerisce l’uso predominante di Sinodo e sinodalità in senso istituzionale e canonico, il senso della parola rende questi concetti portatori di un significato dinamico e processuale. «Synodos» significa percorrere la stessa strada, essere insieme per strada, essere un gruppo di persone che sono in cammino e, in senso stretto, un raduno, un’assemblea… Tali processi dell’«essere insieme in cammino» dal punto di vista ecclesiale—ecclesiologico sono tuttavia assai più ampi e fondamentali delle occasionali assemblee sinodali rappresentative.

Il mondo in cui viviamo, e che siamo chiamati ad amare e a servire anche nelle sue contraddizioni, esige dalla Chiesa il potenziamento delle sinergie in tutti gli ambiti della sua missione. Proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio. Quello che il Signore ci chiede, in un certo senso, è già tutto contenuto nella parola “Sinodo”. Comminare insieme — Laici, Pastori, Vescovo di Roma — è un concetto facile da esprimere a parole, ma non così facile da mettere in pratica (papa Francesco).

Sinodalità e trasmissione della fede

La sinodalità realizza un’appropriazione del vangelo che non è più pacifica e cerca di discernere la vera fede o la pratica autentica, corrispondente alla tradizione. Il fine della sinodalità non è un esercizio di fraternità o amicizia o democrazia… ma un modo di trasmissione della fede in un contesto non pacifico se non addirittura conflittuale. Per discernere si deve prima creare un contesto di comunione, in cui si attualizza la comunione trinitaria, e in questo «spazio virtuoso» si può comprendere ciò a cui chiama lo Spirito.

In tutti i libri antichi vengono chiamati canoni soltanto quegli statuti che furono stabiliti dai sinodi, poiché, quantunque il metropolita abbia la cura e la sollecitudine della provincia, tuttavia « non può emettere personalmente degli statuti generali che riguardino tutta la provincia, ma deve con-statuire, cioè decretare insieme agli altri vescovi suffraganei, affinché in tale concorde unanimità venga glorificata la Trinità nella Chiesa, in quanto nella concordia l’Altissimo trova la sua compiacenza e le Persone divine la loro gloria. Infatti dove domina un consenso schietto e inalterato là c’è Dio, come dice papa Ormisda nella lettera ai vescovi spagnoli (N. Cusano).

La sfida in concreto: l’ascolto, il consenso e i conflitti

Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto, nella consapevolezza che ascoltare «e più che sentire» (Evangelii Gaudium, n. 171). È un ascolto reciproco, in cui ciascuno ha qualcosa da imparare. Popolo fedele, collegio episcopale, vescovo di Roma: l’uno in ascolto degli altri; e tutti in ascolto dello Spirito Santo, lo «Spirito della verità» (Gv 14,17), per conoscere ciò che Egli dice alle Chiese (Ap 2,7). Il sinodo dei Vescovi è il punto di convergenza di questo dinamismo di ascolto condotto a tutti i livelli nella vita della Chiesa. Il cammino sinodale inizia ascoltando il Popolo, che «pure partecipa alla funzione profetica di Cristo » (Lumen Gentium, 12)… Il cammino del Sinodo prosegue ascoltando i Pastori… Infine, il cammino sinodale culmina nell’ascolto del Vescovo di Roma, chiamato a pronunciarsi come «Pastore e Dottore di tutti i cristiani» (Pastor Aeternus IV).

Come affermava in un brano suggestivo Gregorio Magno:

La verità trova dimora solo là dove si realizza la pratica di porgere orecchio gli unì alla voce degli altri: «Ritengo come un dono ciò che ciascuno dei fedeli potrà sentire e comprendere meglio di me. Perché tutti coloro che sono docili a Dio, sono organi della verità! Ed è in potere della verità che essa si manifesti per mio mezzo agli altri o che per gli altri giunga a me. Essa è certamente uguale per tutti noi, anche se non tutti viviamo allo stesso modo; ora tocca questo, perché ascolti con profitto ciò che essa ha fatto risuonare per mezzo di un altro; ora invece tocca quello perché faccia risuonare chiaramente ciò che gli altri devono ascoltare» (Moralia in Job, xxx,27,8).

Un altro elemento su cui vigilare è quello del consenso da costruire:

L’idea di cercare, costruire, raggiungere un consenso implica di per sé una situazione di partenza connotata da una pluralità non (ancora) risolta. Il consenso rimando all’unità come a un telos da raggiungere e al processo di unificazione progressiva come via verso questo fine ultimo; non esclude quindi conflittualità nell’interpretazione come anche il “patteggiare”. .. Va riconosciuta l’importanza della conflittualità per la determinazione del divenire ecclesiale, anche se in ogni caso va determinato il livello e il confine in cui dissenso e pluralità differenziata sono legittimi… Il percorso sviluppatosi negli ultimi decenni nel dialogo ecumenico può offrire a questo riguardo indicazioni preziose.

La capacità di gestire i conflitti o le divergenze in un contesto di comunione:

La sinodalità ci provoca a non partire mai con schemi predefiniti o caricaturali sugli altri. La vita sinodale presuppone, oltre alla chiarezza sul fine, un’adeguata comprensione della Chiesa e del . ruolo dei carismi e ministeri nella sua missione. Occorre maturare la convinzione che il soggetto dell’azione evangelizzatrice è tutto il popolo di Dio… Si tratta di una sorta di processo di riconoscimento reciproco di ruoli e contributi da dare, in clima non rivendicativo o polemico, ma di collaborazione e stima.